La produzione a luci spente non è una novità, ma la crisi di Covid-19 significa che oggi è più importante che mai, scrive Richard Minifie, Senior Additive Manufacturing Engineer di Ricoh 3D.
L’industria manifatturiera a luci spente – o “fabbrica buia”, come viene talvolta chiamata – si riferisce a fabbriche che possono operare con poco intervento umano. Esse operano invece con robot o macchine automatizzate e quindi, come suggerisce il nome, possono funzionare a luci spente e mantenere la produzione per tutta la notte.
I vantaggi sono evidenti: aumento della produttività, riduzione dei costi e diminuzione degli errori.
E, naturalmente, il fatto che attualmente le persone non possano lavorare in prossimità a causa della crisi di Covid-19 rende le fabbriche buie vitali per sostenere l’industria britannica.
Non si tratta solo di una fantasia futuristica: in Giappone e negli Stati Uniti esistono fabbriche in cui le operazioni su larga scala si svolgono senza l’ausilio di esseri umani.
Un settore che ha davvero sfruttato la potenza della produzione light out è quello della stampa 3D e della prototipazione rapida. Qui a Ricoh 3D, dal 2015 gestiamo linee di produzione con un organico minimo in loco.
Questo significa che durante la pandemia di coronavirus siamo stati in grado di operare quasi come al solito, mentre le operazioni che utilizzavano tecnologie più tradizionali e che richiedevano un maggiore apporto umano si sono fermate.
Per noi non è insolito avere uno o due operatori altamente qualificati che lavorano su più macchine. Non è necessario che si avvicinino a meno di due metri l’uno dall’altro.
Tutti i nostri processi di pre-produzione vengono svolti fuori sede, come la preparazione dei file di costruzione che, una volta completati, vengono inviati direttamente alla macchina.
Utilizziamo anche un software di monitoraggio all’avanguardia che consente ai tecnici di osservare la costruzione della macchina comodamente da casa. Lo stato del sistema è sempre chiaro e, in caso di problemi, possiamo intervenire in loco per modificare rapidamente le impostazioni.
La manifattura additiva si rivela davvero utile nei momenti di crisi, con la richiesta di una produzione localizzata a breve termine per coprire le lacune della catena di approvvigionamento. Nonostante il luogo di lavoro e le restrizioni di distanza, il nostro piccolo team è stato in grado di creare e assemblare molto rapidamente un innovativo prototipo di schermo facciale in meno di 24 ore, di lavorare con gli esperti del Servizio Sanitario Nazionale per modificare il design e di prepararsi per la produzione di massa con lo stampaggio a iniezione: con 40.000 schermi facciali in uscita ogni settimana, è davvero una testimonianza del potere della stampa 3D e della produzione britannica.